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un popolo ignorante è più facile da governare

Storia di un migrante

Succede che mentre sei in giro per il centro storico di Salerno, ti si avvicina un ragazzo di colore con l’intento di venderti qualcosa: un braccialetto, un oggetto particolare, qualsiasi cosa per racimolare qualche spicciolo. Nel bel mezzo della trattativa

71Hdopo aver messo in chiaro di non voler comprare nulla, mi accingo a scambiare una chiacchiera con lui. Riporto qui, il contenuto della nostra interazione con il preciso scopo di raccontare un punto di vista di chi è dell’altra parte della barricata. Ossia, di chi si trova ad essere emarginato da quell’odioso muro invisibile definito come razzismo.

Il mio interlocutore viene dal Senegal, non uno dei posti più poveri dell’Africa, e sono circa sei anni che si guadagna da vivere tra Roma e Salerno. Gli manca la sua Terra, gli manca la sua famiglia, e soprattutto, gli mancano la moglie e i figli. Ma è contento al sol pensiero che essi stanno bene. “L’importante è che loro stanno bene”, detto con un minimo di malinconia, ma anche con la speranza nel cuore.

Certo, si sta bene anche qui in Italia. Su questo non discute. Resta qui proprio perché “ci sono più possibilità di lavoro”. Dalle sue parti è molto difficile trovarne uno che ti permetta di far vivere un’intera famiglia. “Solo se hai i soldi puoi fare cose belle”. Sorrido, e gli faccio presente che è lo stesso anche qui. E lui aggiunge: “Ma in Italia si può e si riesce ad arrangiare meglio”. Ci salutiamo scambiando una battuta sulla Salernitana, e con un augurio a rivederci presto.

Alla fine, come detto, non ho comprato nulla, ma gli ho offerto caffè e sigarette. E mi sono reso conto una volta di più che questi ragazzi affrontano le nostre stesse battaglie. Perchè ci lasciamo condizionare da una banale coincidenza geografica che li ha fatti nascere in luoghi diversi, dove non hanno le stesse fortune che abbiamo noi?

Questa storia di un migrante è – o meglio, è assimilabile al – la storia di un nostro fratello, di un nostro amico che ha avuto e/o può avere le stesse sfumature, le medesime difficoltà di approcciarsi in un altro Paese, con altre usanze, con un’altra lingua, e con magari la stessa diffidenza.

Restiamo umani, dunque. Andiamo oltre le barriere geografiche, di razza e di culture. Non ci fermiamo solo dinanzi alle sciagure, ma ragioniamo su queste vicende quando le affrontiamo nella vita di tutti i giorni, prendendo magari spunto dal buon Gianni Morandi . Restiamo umani, perchè il razzismo e l’intolleranza ci porteranno solo sulla strada del declino.

24 aprile 2015 - Posted by | Attualità | , , , , , , , , , , ,

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