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un popolo ignorante è più facile da governare

Tutti d’accordo nel vendere i beni pubblici?

Due settimane orsono, ho raccolto il vox populi di Piero Ricca che, dal Fatto Quotidiano, intervistava i cittadini per chiedere se fosse giusta o meno, una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Questa volta, invece, la domanda è relativa alla vendita del patrimonio pubblico, visto come possibile risoluzione per scongiurare l’esplosione del debito pubblico.

E’ da un pò che si sta parlando di questa possibilità di rientro; fautore di questa tesi, è il ministro dell’economia, Grilli, che propone un piano di dismissioni di 15-20 miliardi l’anno. Ma anche il duo Alfano-Brunetta, che arrivano a proporre cessioni di patrimonio per un totale di 400 miliardi. Ma c’è anche chi pensa sia un pessimo affare visto che nel passato si è sempre ottenuto molto di meno rispetto alla cifra attesa: basti pensare alle cartolarizzazioni Scip1 e Scip2, con il ministro Tremonti,  che poco o nulla hanno procurato in termini di benefici economici.

Dicevamo del vox, con annesso sondaggio sul sito: ebbene, con un campione sicuramente più rappresentativo della volta scorsa (ho aspettato un giorno intero per far si che ad oggi ci fosse un buon numero di partecipanti), quasi il 70% di essi (3650 voti su un totale di 5240) dichiara di essere in disaccordo con questa misura, proponendo di puntare tutto sulla lotta all’evasione fiscale. Altre 1200 voti circa, si dividono tra il “vendere ma non Svendere” e un “vendere ma avendo come limite l’esclusione dei beni di valore culturale – estetico”. Di sicuro, e non senza qualche vena populistica, molti avrebbero preferito vendere i politici, locali e nazionali, piuttosto che alienare il patrimonio pubblico.

Altra questione poi, da tenere conto una volta stabilita l’esecutività (ed anche l’improrogabilità) del provvedimento, sarebbe poi di decidere effettivamente quali beni destinare alla vendita. Le unità immobiliari oscillano tra i 239 e 319 miliardi,  mentre c’è chi invece sostiene che ci siano 42 miliardi di beni liberi, ovvero al momento non utilizzati e potrebbero subito essere usati per far cassa. L’inchiesta dell’Espresso ricorda come con la cessione (per intero o quote di esse) delle ex aziende di stato,  Telecom a Eni, Enel o le banche ex Iri, sono stati recuperati oltre 100 miliardi: oggi farebbero ancora gola Finmeccanica e Poste Italiane.

Sinceramente, una cessione di un qualsiasi bene pubblico ci porterebbe un beneficio economico nel breve periodo, ma ci renderebbe più poveri nel medio-lungo: anche questo, è un aspetto da non sottovalutare ragionando da economisti. Senza riforme e senza azioni di governo improntate all’oculatezza ed alla sostenibilità, tutto il ricavato delle cessioni potrebbe essere assorbito in men che non si dica dagli interessi del debito: significherebbe, averci privato di un pezzo della nostra esistenza, di un patrimonio lasciato in eredità, magari da decenni per non dire secoli, per essercelo giocato nell’arco di poche ore. Anche io, alla domanda contenuta nel titolo, rispondo con un decisivo:”No, grazie!”

24 agosto 2012 - Posted by | Economia | , , , , , , , , , , , , , , , , ,

4 commenti »

  1. “…è inutile continuare a buttare acqua fresca se c’è un buco nel secchio..”

    Commento di Enrico | 24 agosto 2012 | Rispondi

  2. Vorrei fare un’osservazione sull’impostazione dell’articolo. Indicare come campione rappresentativo (che in linguaggio statistico/comunicazionale significa “rappresentativo della collettività, quindi in questo caso della popolazione italiana) i lettori del fatto che, su base volontaria, rispondono a una votazione in rete, è non solo fuorviante, ma sbagliato e fa diventare ‘notizia’ qualcosa che notizia non è. Attenzione perchè in un mondo di slogan gridati e diffusi in rete il tuo è un facile appiglio populistico che può diventare errore e boomerang.

    Commento di violaventurelli | 27 agosto 2012 | Rispondi

  3. Cara Viola, ti ringrazio dell’osservazione, ma vorrei farne un’ulteriore per precisare. Testualmente ho detto “un campione più rappresentativo della volta scorsa” semplicemente perchè è aumentato il numero di partecipanti rispetto ad un’analisi già svolta sempre su un sondaggio del FQ (quella volta sulla patrimoniale); ma da tempo, ho messo le mani avanti dicendo “con la dovuta cautela di un campione poco rappresentativo” proprio perchè (avendo studiato statistica) so che si tratta di un campione non perfetto ….Lo so che basare un qualsivoglia tema solo sui lettori del Fatto è fuori luogo, ma visto che ci sono analisi e risultati c’ho impostato una considerazione che tiene conto di un certo bacino di lettori (e quindi, di elettorato), ma non si fonda solo su di esso. Se poi qualcuno vuole appigliarsi populisticamente su questo post vuol dire che ha travisato: non credo di aver voluto gridare qualcosa, semplicemente ho cercato di spiegare il mio punto di vista! Grazie ancora del tuo intervento, ti auguro buon lavoro. Cordialmente, Francesco

    Commento di ilpicchioparlante | 27 agosto 2012 | Rispondi

  4. […] Telecom; poi ancora, quando cercavo di analizzare le situazioni sfavorevoli derivanti da una (s)vendita del patrimonio pubblico, molto di moda negli ultimi tempi per cercare di fare cassa in qualunque […]

    Pingback di Non vorrete paragonarmi al Pd, eh! « ilpicchioparlante | 19 ottobre 2012 | Rispondi


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