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un popolo ignorante è più facile da governare

Come realizzare la fibra dei cittadini

Il referendum sull’acqua pubblica e sul nucleare, tenutosi nel giugno dello scorso anno, c’ha mostrato quanto può essere forte il legame che viene a crearsi tra l’intera cittadinanza quando si tratta di tutelare il proprio bene comune. Una percentuale bulgura che non lascia spazio a fraintendimenti, ma che al contrario, mette in evidenza

l’importanza fondamentale di alcuni beni che non possono essere oggetto di speculazioni commerciali. E già qualcuno mi potrebbe stoppare, perchè più dell’accezione “bene” sarebbe stata azzeccata la parola “diritti universali”: sono essi acqua, energia (pulita, da fonti rinnovabili possibilmente), sanità e istruzione (anche se messi sempre più in discussione). Voglio annoverare tra essi anche Internet, perchè ritengo che l’accesso alla conoscenza debba essere considerato come un valore da tutelare e pertanto svincolato da qualsivoglia  ragionamento speculativo. Ma ovviamente di bene pubblico ancora non si può parlare se non altro per il digital divide ancora esistente nel nostro Paese, che di fatto vede una discreta percentuale di famiglie che non hanno a disposizione l’accesso alla larga banda.

Ma anche quando sarà portata a termine la totale copertura territoriale della banda larga, si dovrà immediatamente perseguire un altro obiettivo: ovvero il passaggio dall’attuale rete in rame alla rete in fibra ottica. Ciò comporterebbe un notevole potenziamento dell’infrastrattura digitale, che permetterebbe un aumento esponenziale dei servizi da poter offrire: dal wifi per tutti, alla possibilità di eliminare le antenne dai tetti. Anche perchè se non vogliamo perdere ulteriore terreno nei confronti di altre realtà mondiali che già stanno sperimentando tale tipo di rete, bisogna agire in fretta e trovare nuove risorse e piani efficaci di attuazione. Risorse che sembra aver bene in mente l’amico Alfredo Bregni, che analizza la situazione in ogni sfaccettatura nel suo report “La fibra dei cittadini (pdf)“.

I ragionamenti  sono molto semplici: l’attuale situazione giova agli operatori TLC, che non trovano profittevole investire in nuove reti se non in poche zone dove c’è una grande domanda di questi servizi. Invece di aspettare finanziamenti pubblici, sarebbero i cittadini stessi (20 milioni di famiglie/imprese) a costruirsi la propria rete in fibra. Spendendo altri soldi??? Certo che no. Al posto di pagare il canone (affitto delle reti)  a Telecom! Bregni calcola che nel giro di 5 anni quest’operazione frutterebbe 15 miliardi di euro in modo da pagare tutti i costi di costruzione, interessi ed anche qualche imprevisto! Una nuova stagione per comunità e cittadini in modo da poter disporre, nell’arco di un solo lustro, di una rete in fibra di ultima generazione, lasciando che il divario digitale con altre realtà sia solo un pessimo ricordo.

Nel gruppo Fb “Dare la fibra ottica di accesso in proprietà all’utente” sono reperibili ulteriori aggiornamenti sul tema.

25 Maggio 2012 - Posted by | Economia, Innovazione | , , , , , , , , ,

5 commenti »

  1. […] è la prima volta su questo blog che si parla della fibra de cittadini, e la speranza è che una trasmissione di notevole impatto come Report possa definitivamente far […]

    Pingback di Se Report irrompe sulla banda larga « ilpicchioparlante | 16 ottobre 2012 | Rispondi

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  3. […] tutela (anche a livello giuridico) di Internet o quando ho manifestato l’interesse per la costruzione di un’infrastruttura in fibra ottica in contrapposizione al monopolio Telecom; poi ancora, quando cercavo di analizzare le situazioni sfavorevoli derivanti da una (s)vendita del […]

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  4. […] della Valle di Susa Acsel lavorano da diversi anni. Indubbiamente, meglio realizzare un’infrastruttura in fibra ottica che tanti benefici può apportare alla comunità della valle, piuttosto che un’opera dai costi […]

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  5. […] di contenimento, senza creare (ulteriori) danni alla cultura, alla ricerca, al turismo, alla banda larga e via […]

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